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Alessandra Biaggi

La psicosi postpartum: caratteristiche, fattori di rischio e trattamento


Il periodo perinatale (i.e., il periodo che va dalla gravidanza al primo anno di vita del bambino) è un momento di grande vulnerabilità per l’esordio di psicopatologia, la cui manifestazione più comune è la depressione.

 

Tuttavia, esistono molte altre psicopatologie che possono insorgere durante questo periodo. Tra queste, la psicosi postpartum è sicuramente il disturbo psichiatrico più grave.

 

Data la sua gravità, la psicosi postpartum, detta anche psicosi puerperale, è considerata un’emergenza medica, richiede cure specialistiche immediate e, nella maggior parte dei casi, l’ospedalizzazione.


La psicosi postpartum insorge in genere molto rapidamente dopo il parto. I sintomi si presentano infatti già nelle primissime ore/giorni o comunque nelle prime settimane dopo il parto e includono sintomi di umore elevato, depressione, fluttuazioni rapide tra umore elevato e depresso. Le donne possono apparire più attive o agitate del solito oppure più ritirate, ansiose, tristi o possono presentare un misto di questi sintomi. Inoltre, possono avere difficoltà a dormire o addirittura sentire di non avere per nulla bisogno di dormire.

Possono essere presenti anche sintomi psicotici sotto forma di deliri (pensieri o credenze che non sono reali), allucinazioni (vedere, sentire o percepire cose che nella realtà non esistono). La confusione è molto spesso presente e le donne possono non sapere dove si trovano, chi sono o possono comportarsi in modi molto diversi dal solito.


Picture from Maternal Mental Health Alliance

La psicosi postpartum è una patologia relativamente rara e si presenta in 1-2 casi su 1000 donne nella popolazione generale.

 

E’ importante che la psicosi postpartum non sia confusa con la depressione postpartum, che è molto più comune (si presenta in circa il 10-20% delle donne) ed insorge molto più tardi rispetto alla psicosi postpartum, in genere a partire da 2 o 3 mesi dopo il parto. Inoltre, i sintomi maniacali e la confusione non sono presenti nella depressione postpartum.

 

Allo stesso modo è importante distinguere la psicosi postpartum dal baby blues o “lacrime del latte”, chiamato così perché tende a manifestarsi in concomitanza con la montata lattea. Nonostante i sintomi della psicosi postpartum e del baby blues tendano a insorgere allo stesso momento, a differenza della psicosi postpartum, il baby blues è una condizione fisiologica che viene sperimentata da più dell’ 80% delle donne ed è associata ai cambiamenti ormonali che si verificano dopo il parto. I sintomi del baby blues includono tristezza, pianto, ansia e si risolvono spontaneamente nel giro di due settimane. Al contrario, i sintomi della psicosi postpartum tendono a peggiorare molto velocemente, creando una condizione grave che non può risolversi senza un intervento terapeutico.


Chi è a maggior rischio di sviluppare psicosi postpartum?

 

Nonostante la psicosi postpartum sia una patologia relativamente rara, alcune donne hanno un maggior rischio di sviluppare questa forma di psicopatologia. Gli studi hanno infatti dimostrato che le donne con una diagnosi di disturbo bipolare, schizoaffettivo o con una precedente storia di psicosi postpartum hanno una probabilità molto più alta di sviluppare psicosi postpartum rispetto alla popolazione generale. Si stima che circa il 30-50% delle donne con storia di disturbo bipolare o psicosi affettiva possano sperimentare un episodio di psicosi postpartum.

 

Per questo motivo, è di fondamentale importanza che le donne che hanno un maggior rischio di sviluppare psicosi postpartum vengano monitorate durante la gravidanza e il periodo perinatale e che ricevano trattamenti preventivi e terapeutici volti a minimizzare il più possibile il rischio di questa psicopatologia.

 

Una storia precedente di disturbo bipolare o psicosi affettiva rappresenta, ad oggi, il fattore di rischio più importante per l’insorgenza di psicosi postpartum. La ricerca ha tuttavia sottolineato la presenza di altri fattori di rischio, come ad esempio il primo parto nella vita di una donna, complicanze al parto, disturbi del sonno e una maggiore vulnerabilità ai cambiamenti ormonali che si verificano durante la gravidanza e nell’immediato periodo postnatale. Fattori genetici hanno sicuramente un ruolo, poiché le donne che hanno una storia famigliare di psicosi postpartum sono anch’esse maggiormente a rischio di sperimentare un episodio di psicosi puerperale.

 

Stress e psicopatologia durante la gravidanza e una storia di maltrattamenti durante l’infanzia sono anch’essi fattori che aumentano la probabilità di sviluppare un episodio di psicosi postpartum, soprattutto per le donne che sono già ad alto rischio per la presenza di una storia personale di psicosi affettiva.


In sintesi, fattori molteplici e di natura diversa sono coinvolti nell’aumentato rischio di sviluppare psicosi postpartum. Ad oggi, sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio tutti i fattori di rischio e quali di questi hanno un ruolo più importante. Inoltre più studi sono necessari per comprendere come mai alcune donne con storia di psicosi affettiva sviluppano un episodio di psicosi postpartum mentre altre rimangono completamente prive di sintomi.


Trattamento, prognosi e prevenzione

 

Considerata la gravità della psicosi postpartum, un trattamento con farmaci e un’ospedalizzazione sono necessari nella maggior parte dei casi. In molti stati ma non ancora in Italia purtroppo esistono Unità Mamma Bambino, centri altamente specializzati per il trattamento della psicopatologia nel periodo perinatale, che permettono alla mamma di ricevere un trattamento adeguato senza dover essere separata dal proprio bambino. Queste unità offrono anche interventi specifici volti alla promozione della relazione madre-bambino e al supporto della famiglia.


Photo by Sarah Chai from Pexels

Nonostante la gravità di questa psicopatologia, la prognosi è generalmente buona. Infatti, con il trattamento adeguato, la maggior parte delle donne si riprende in breve tempo, in genere entro qualche mese. E’ tuttavia possibile che alcune donne sviluppino un episodio depressivo subito dopo l’episodio di psicosi postpartum e quindi possono essere necessari 12 mesi o più per una completa ripresa.

 

Le donne che hanno sperimentano un episodio di psicosi postpartum rimangono comunque ad rischio di sviluppare nuovi episodi psicopatologici durante la vita, soprattutto nel caso di una nuova gravidanza. Per questo, è importante che le donne continuino ad essere monitorate, soprattutto in caso di una nuova gravidanza e che ricevano informazioni adeguate, in modo tale da essere a conoscenza di quali sono i principali sintomi e fattori di rischio e quali strategie si possono implementare per promuovere la salute mentale e ridurre la probabilità di nuovi episodi.

 


 

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