Il 17 Novembre è stata la Giornata Mondiale della Prematurità. Questa giornata è stata promossa originalmente dalla Fondazione Europea per la cura dei bambini appena nati (EFCNI), per sensibilizzare alla nascita prematura e alle sfide che questa comporta. Attualmente la giornata è celebrata a livello mondiale, con più di 100 stati nel mondo convolti nel movimento.
La nascita viene considerata prematura quando si verifica prima della 37esima settimana di gravidanza. È la principale causa di morte nei neonati e le possibilità di sopravvivenza, così come il rischio di sviluppare problematiche nello sviluppo, dipendono dall’età gestazionale del bambino alla nascita. In genere, minore è l’età del bambino, maggiori sono rischi per la salute.
Un paio di calzini piccoli viola (simbolo di sensibilità ed eccezionalità) in mezzo a 9 calzini più grandi rappresenta l’incidenza delle nascite premature: nel mondo infatti 1 bambino su 10 nasce pretermine. Solo in Italia, ogni anno, nascono circa 25.000 bambini prematuri.
In occasione della Giornata Mondiale della Prematurità, la Dott.ssa Alessandra Biaggi ha intervistato Kate Marsh, un’ostetrica impegnata a supportare le famiglie che affrontano la nascita prematura presso Tommy’s. Tommy’s è un’organizzazione inglese che si occupa di fare ricerca sulle complicazioni della gravidanza, sull’aborto spontaneo e sulla nascita pretermine oltre che di supporto alle famiglie coinvolte. Se vuoi leggere l’intervista completa, vai sulla rubrica perinataljourney di inspirethemind.org.
Le cause della nascita pretermine non sono ancora del tutto note e, per quanto esistano dei fattori che aumentano la probabilità di parto pretermine, non si tratta tuttavia di fattori causativi ma solo di fattori di rischio. Tra questi, esistono fattori legati alla gravidanza attuale (patologie della gravidanza, presenza di poco o troppo liquido amniotico, patologie congenite nel feto, gravidanza multipla); fattori legati alla storia di gravidanze precedenti (precedenti parti pre-termine, aborti spontanei tardivi o morte fetale); fattori legati allo stile di vita (per esempio, fumo, uso di alcool, droghe e di determinati farmaci, sovrappeso). Tuttavia, a volte, nessuno di questi fattori è presente e si verifica comunque una nascita prematura.
Gli studi hanno messo anche in evidenza che la presenza di un disturbo mentale, attuale o pregresso, o di significativo stress durante la gravidanza possono aumentare il rischio di complicazioni durante la gravidanza e il parto, tra cui parto prematuro. Si tratta ovviamente anche in questo caso solo di un fattore di rischio, ma è comunque importante esserne consapevoli, per ricercare il supporto adeguato durante la gravidanza.
È importante ricordare che prendersi cura di noi stesse vuol dire prendersi cura anche dei nostri bambini.
La nascita prematura è in sé un’esperienza molto stressante che, in alcuni casi, può risultare anche traumatica. Per questo, le ricerche ci dicono che i genitori dei bambini prematuri, rispetto ai genitori dei bambini nati a termine, sperimentano più alti livelli di sintomi depressivi, ansiosi e riconducibili al disturbo post-traumatico da stress. Inoltre questi sintomi tendono a rimanere elevati a lungo termine, anche durante l’infanzia e l’adolescenza della progenie.
Infatti, l’esperienza del parto pretermine seguita dall’ospedalizzazione del bambino in terapia intensiva neonatale sono esperienze emotivamente molto forti, alle quali nessun genitore è preparato, e che spesso rimangono per lungo tempo nella mente del genitore. Non è certamente questa l’idea di genitorialità che si ha in mente quando ci si prepara ad accogliere un bambino e il processo di elaborazione dell’esperienza richiede spesso molto tempo. Sentimenti di ansia e preoccupazione rispetto alla condizione di salute attuale e futura del bambino possono accompagnarsi anche a sentimenti di colpa e a difficoltà nella relazione con il bambino.
Se infatti la costruzione della relazione con il bambino è per tutti i genitori un processo che richiede tempo, questo è ancora più vero per i genitori dei bambini nati prematuri. I genitori possono essere infatti molto scossi da quanto accaduto e possono fare fatica ad entrare in relazione con il bambino. Non è raro che i genitori riferiscano di non sentire quell’amore e quell’emozione verso il bambino che si aspettavano di provare. Inoltre la separazione genitore-bambino derivante dal contesto ospedaliero e dall’incubatrice rende ancora più difficile per i genitori entrare in contatto con il bambino.
Al pari dei genitori, la nascita prematura rappresenta un’esperienza stressante anche per il bambino. Sappiamo infatti che la nascita prematura può avere un impatto non solo sulla salute fisica del bambino ma anche sul suo benessere emotivo a lungo termine. I bambini nati pretermine, soprattutto se gravemente prematuri (<32 settimane), sono più a rischio di sviluppare disturbi mentali, soprattutto nella sfera emozionale e del comportamento, durante l’infanzia e l’adolescenza.
Per questo, attualmente, nella maggior parte degli ospedali, si incoraggia la presenza dei genitori il più possibile in reparto, per evitare le possibili conseguenze negative della separazione genitore-bambino. I genitori si prendono cura del bambino e praticano il contatto pelle-a-pelle (la cosiddetta Kangaroo Mother Care, ovvero la Canguro Terapia) il più possibile fin dalla nascita, tutte cose che aiutano nel processo di costruzione del legame con il bambino, che sappiamo essere fondamentale per il suo benessere e sviluppo a lungo termine.
La Canguro Terapia è stata introdotta per la prima volta negli anni ‘70 a Bogotà, in Colombia. Attualmente rappresenta una parte fondamentale dell’assistenza neonatale all’interno delle terapie intensive. La terapia ha dimostrato di produrre esiti positivi sui neonati con basso peso alla nascita, riducendone la mortalità, l’incidenza di malattie e infezioni e la durata della degenza ospedaliera, e migliorandone complessivamente il benessere generale. Inoltre, la vicinanza genitore-bambino promuove la costruzione del legame con il bambino.
La nascita pretermine è un fattore di rischio per il benessere a lungo termine delle famiglie e dei loro bambini. Per questo è importante lavorare per proteggere la loro salute mentale, fornendo ai genitori supporto psicologico e aiuto nella costruzione del legame con il bambino, come anche interventi volti a promuovere lo sviluppo e la salute del bambino a lungo termine.
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